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"Paparine N'fucate o Fritte"

"Paparine N'fucate o Fritte"

La cucina tipica salentina

La maggior parte delle ricette tipiche regionali pugliesi ha come ingredienti base prodotti della "cucina povera", ovvero quelli che, per motivi soprattutto di carattere economico, venivano impiegati dagli antichi braccianti nella preparazione di gustosissimi piatti invece di essere destinati allo scarto. È il caso, ad esempio, della "paparina", piatto oggi ampiamente rivalutato tanto da essere una prelibatezza servita nei migliori ristoranti locali. Meglio conosciuta come papavero rosolaccio (Papaver rhoeas), la paparina è la dimostrazione di come in cucina non si butti via nulla. Questa pianta, di sapore leggermente dolciastro che nasce spontaneamente in gran quantità nei campi incolti e risulta essere infestante in quelli seminati a grano, viene raccolta prima della fioritura (tra l’autunno e l’inverno) per preparare insalate, minestre e piatti tipici della tradizione salentina. Nelle trattorie del Salento è facile trovarla come contorno, secondo la più tipica ricetta delle "paparine 'nfucate", cioè saltate in olio d’oliva con aglio, olive nere e peperoncino insieme ad altre erbe spontanee come broccoli di rapa e cavolfiore e a qualche foglia di lapazio, come cita il famoso proverbio leccese "senza lu lapazzu la paparina ce me la fazzu?" ovvero "cosa me ne faccio della paparina senza il lapazio?". Esiste poi una seconda variante, tipica della zona di Santa Maria di Leuca, chiamata "paparina fritta" in cui viene aggiunta agli ingredienti già citati della buccia d’arancia. In qualsiasi modo venga cucinata, si potranno gustare come piatto unico accompagnato dal pane casereccio, come contorno oppure usarla per farcire delle focacce. Curiosità: Gli abitanti di Miggiano, in provincia di Lecce, sono detti "mangia-paparine" poiché mantengono in vita l’antica tradizione di preparare ed offrire questo piatto, insieme alla carne di maiale, ai turisti in visita del paese in occasione della "fiera te Miscianu" che si tiene nella terza domenica del mese di Ottobre.

Ricetta delle "Paparine 'Nfucate"

La maggior parte delle ricette tipiche regionali pugliesi ha come ingredienti base prodotti della "cucina povera", ovvero quelli che, per motivi soprattutto di carattere economico, venivano impiegati dagli antichi braccianti nella preparazione di gustosissimi piatti invece di essere destinati allo scarto. È il caso, ad esempio, della "paparina", piatto oggi ampiamente rivalutato tanto da essere una prelibatezza servita nei migliori ristoranti locali. Meglio conosciuta come papavero rosolaccio (Papaver rhoeas), la paparina è la dimostrazione di come in cucina non si butti via nulla. Questa pianta, di sapore leggermente dolciastro che nasce spontaneamente in gran quantità nei campi incolti e risulta essere infestante in quelli seminati a grano, viene raccolta prima della fioritura (tra l’autunno e l’inverno) per preparare insalate, minestre e piatti tipici della tradizione salentina. Nelle trattorie del Salento è facile trovarla come contorno, secondo la più tipica ricetta delle "paparine 'nfucate", cioè saltate in olio d’oliva con aglio, olive nere e peperoncino insieme ad altre erbe spontanee come broccoli di rapa e cavolfiore e a qualche foglia di lapazio, come cita il famoso proverbio leccese "senza lu lapazzu la paparina ce me la fazzu?" ovvero "cosa me ne faccio della paparina senza il lapazio?". Esiste poi una seconda variante, tipica della zona di Santa Maria di Leuca, chiamata "paparina fritta" in cui viene aggiunta agli ingredienti già citati della buccia d’arancia. In qualsiasi modo venga cucinata, si potranno gustare come piatto unico accompagnato dal pane casereccio, come contorno oppure usarla per farcire delle focacce. Curiosità: Gli abitanti di Miggiano, in provincia di Lecce, sono detti "mangia-paparine" poiché mantengono in vita l’antica tradizione di preparare ed offrire questo piatto, insieme alla carne di maiale, ai turisti in visita del paese in occasione della "fiera te Miscianu" che si tiene nella terza domenica del mese di Ottobre.

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