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Il culto micaelico in Puglia

Il culto micaelico in Puglia

"La via micaelica" o "Via Longobardorum"

Nel territorio pugliese il nome di San Michele Arcangelo ritorna costantemente, caratterizzando chiese, grotte, santuari, feste, cripte, abbazie, vie e la località stessa di Monte Sant’Angelo (FG), che fin dal medioevo era meta di pellegrinaggi devozionali. Proprio qui, esattamente nel V sec, nasceva il culto micaelico le cui costituzioni si sarebbero diffuse in buona parte dell'occidente europeo. Il contesto geografico è caratterizzato dall'esistenza di una strada antichissima, detta "via micaelica" o "via sacra Longobardorum", che rappresentava un importante punto di sosta per i pellegrini in viaggio in direzione di Gerusalemme e, al tempo stesso un itinerario per la transumanza. Si tratta di un percorso che integra storia, arte, bellezze naturali ma che è soprattutto un percorso di fede. Il pellegrinaggio attraverso la via dei Santuari è un itinerario che serviva, e serve tuttora, a rafforzare la fede attraverso i luoghi sacri che sono stati nel passato e sono ancora oggi ancore di salvezza per tutti quegli individui che, malati nel corpo o nello spirito, confidano nell’aiuto e nel sollievo divini.

I santuari fra spiritualità e arte

Il santuario oasi francescana Santa Maria di Stignano, immerso nel singolare habitat naturale dell’omonima valle, deve la sua costruzione, nei primi anni del Cinquecento, ad un evento miracoloso. La leggenda narra di tal Leonardo di Falco che, povero e non vedente, un giorno si addormentò sotto una quercia durante le sue peregrinazioni. In seguito all’apparizione della Vergine, che gli indicava su di un albero una statua raffigurante la Madre col Bambino, l’uomo riacquistò la vista. Fu così che sul luogo venne costruita una cappelletta ben presto divenuta meta di pellegrinaggi, poi evolutasi nell’attuale santuario. Dal punto di visto artistico il luogo di culto è un vero gioiello, con la sua facciata in stile romanico abruzzese, la cupola e il magnifico chiostro del cinquecento affrescato con il ciclo della vita di San Francesco d'Assisi, che pare avessero sostato qui nel 1216, sulla via per la Grotta di San Michele Arcangelo. Completato nella sua architettura essenziale nell'ultimo quarto del ‘500, il santuario è ancora oggi devotamente visitato, rappresentando una meta di ritiri pastorali e di incontri giovanili. Tre chilometri a est dal borgo medievale di San Marco in Lamis, si erge, sulle pendici del Monte Celano, il santuario di San Matteo che costituisce una tappa obbligata per i pellegrini in viaggio verso Monte Sant’Angelo. Fondato dai benedettini e inizialmente dedicato a San Giovanni in Lamis, il convento dominò per lungo tempo la Capitanata. Passato nel 1311 sotto i cistercensi e rimastovi fino al 1578, esso si trova attualmente sotto la reggenza dei frati francescani. L’attuale titolazione di Santuario di San Matteo è dovuta alla crescente devozione popolare verso un dente molare, qui conservato come reliquia, che la tradizione vuole fosse appartenuto all’omonimo apostolo evangelista. In questi ultimi decenni, su iniziativa dei Frati, oltre agli spazi adibiti all’accoglienza dei pellegrini, sono stati creati un museo e una biblioteca per svelare ai turisti i tesori d’arte sacra qui nascosti: preziosi incunaboli, cinquecentine, intere sezioni di opere francescane, oggetti sacri dal ‘500 al ‘900, arredi, reliquiari e dipinti dal ‘600 all’800, un pregiato Lapidarium medievale con epigrafi del IX secolo e reperti archeologici del Paleolitico. Intorno al luogo sacro si è inoltre sviluppata un’intensa attività culturale grazie ad un centro di ricerca e divulgazione e ad attività come concerti. A rendere infine il santuario una delle mete più rinomate e frequentate del Gargano, contribuiscono, oltre agli aspetti religioso e culturale, anche quello naturalistico, essendo circondato da una zona boschiva ricca di specie botaniche, da ampi orizzonti e da un paesaggio naturale incontaminato. Altro esempio di uno dei pochi luoghi rimasti, destinati ad ospitare pellegrini e crociati diretti in pellegrinaggio nel Gargano o in Terrasanta, è la chiesa di S. Leonardo in Lama Volara, presso Siponto con l'annesso ospizio. Fondata dai canonici regolari di Sant’Agostino, tra l’XI e il XII secolo, la chiesa conobbe il periodo di maggior splendore durante l’occupazione normanna della penisola italica. A questo periodo risalgono, infatti, interventi legati sia alla struttura architettonica sia all’apparato ornamentale. Degno di nota è il fastoso portale sul lato nord della chiesa, simbolo tangibile del prestigio conferito all’Abbazia dai Cavalieri teutonici. L'interno è costituito da tre navate con arcate ricadenti su semipilastri cruciformi al centro; la navata centrale è ricoperta da due cupole disuguali. Da segnalare la particolarità di questo luogo, legata alla data del 21 Giugno, giorno del solstizio d'estate in cui, a mezzogiorno in punto, un raggio di luce attraversa un foro della volta dove è posto il rosone, illuminando un punto preciso della pavimentazione. Da ultimo, strettamente correlati al culto micaelico, sono il Santuario di San Giovanni Rotondo e la personalità di Padre Pio da Pietralcina; venerata e beatificata nel 2002. Nell’area occidentale del centro abitato sono presenti due chiese, entrambe dedicate a Santa Maria delle Grazie. La Chiesa antica, costruita nel 1540, e l’annesso Convento dei Cappuccini sono i luoghi dove il Santo visse dal 1916 fino alla sua morte, avvenuta nel 1968. Fu proprio qui che il frate ricevette le stimmate nel 1918, e dove avvennero tutti gli eventi soprannaturali fra i quali le lotte contro il demonio durante le quali egli stesso invocava l’aiuto di San Michele. Furono questi eventi a garantirgli a beatificazione. Negli anni cinquanta la copiosa affluenza dei devoti del frate rese necessaria la costruzione di una nuova chiesa accanto a quella antica, consacrata nel 1629 sempre come Chiesa di Santa Maria delle Grazie in cui è conservata una bella icona della Vergine. Oltre alle numerose testimonianze di conversione di fede, il vero miracolo compiuto dal frate è l’opera caritativa la cui più alta espressione è considerata la "Casa Sollievo della Sofferenza", inaugurata nel 1956, che rappresenta oggi l’ospedale più all’avanguardia del Sud Italia. Il contesto, di spiritualità e misticismo, rende il luogo meta ideale per i credenti, tuttavia non meno interessanti, per il turista laico, sono gli aspetti storici e architettonici legati alla Nuova Chiesa di Padre Pio. Inaugurata nel 2004, l’avvenieristica struttura a forma di conchiglia, realizzata in pietra di Apricena, frutto del genio del noto architetto Renzo Piano, è in grado di ospitare fino a 6.500 persone, rendendo il Santuario la seconda chiesa più grande d’Italia dopo San Pietro. Esternamente la monumentale scalinata in granito e bronzo è opera dello scultore siciliano Francesco Messina, mentre internamente essa custodisce numerosi arredi di arte contemporanea tra cui il crocefisso di Arnaldo Pomodoro, l‘ambone monumentale di Giuliano Vangi e la cripta che ospita la tomba del santo. Quest’ultima è adornata con il mosaico che illustra le vite in parallelo di San Francesco d’Assisi e di San Pio, opera del padre gesuita sloveno Marko Ivan Rupnik, considerato il massimo esponente odierno di questa tecnica decorativa.

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